Effetti psicologici dettati dalle perdite di persone care.

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view post Posted on 24/9/2012, 19:56     +3   +1   -1




“E' un' antica storia che si e' ripetuta dal principio dei secoli, anche per voi si ripeterà. E non e' uno scherzetto letterario, le cose stanno proprio così.”

Prendo come spunto questo lembo di uno stupendo brano di Dino Buzzati, ovvero, “Le Gobbe nel Giardino”, in questo brano Buzzati allude metaforicamente alla perdita delle proprie amicizie e/o persone care usando come “mezzo metaforico” il proprio giardino, ove, di tanto in tanto, venivano a formarsi delle gobba (che rappresentano il ricordo lasciatoci dalle persone defunte) in cui lui inciampava (altra metafora, ossia “l' indelebilità” di tali ricordi, di fatti, sistematicamente vi inciampava creando come una sorta di circolo vizioso dettato dai ricordi).

In questo racconto si metaforizza qualcosa di prettamente reale ossia l' effetto devastante che hanno in noi le perdite delle persone care, ma andiamo alla base di tutto, i legami, a scuola, al lavoro, in palestra, in spiaggia, ovunque noi andiamo, entriamo in relazione con altri esseri umani, questi sono legami, come una grande rete neurale di cui ogni legame rappresenta le intrinseche sinapsi, in fondo ogni legame comporta uno scambio di dati, pur futili che siano.

Come detto ogni giorno noi creiamo dei legami, il 70% di tali legami tuttavia finisce come e' iniziato, vai in spiaggia paghi l' ingresso, ringrazi, hai appena creato un legame, seppur breve e magari insignificante, il restante 30% e' costituito da quei legami che per te contano, la moglie, l' amico, il figlio, tutti questi sono legami che suscitano qualcosa in noi, in pratica creano un qualcosa dentro di noi, un legame e' prettamente indissolubile, potrai litigare con il miglior amico, separare con la moglie, ma una volta creato un legame esso lascerà sempre in te quel “qualcosa” di cui parlavo sopra,.

Adesso ci concentriamo quindi su quel 30% di cui parlavamo sopra, pensiamo un' attimo al nostro miglior amico, alle esperienze vissute ed affrontate con lui, cose che non si possono cancellare, esperienze, cambiamenti, gioie ed anche dolori, adesso immaginiamo che egli venga a mancare, nonostante lui non sia carnalmente presente, in noi albergano comunque tali esperienze, ricordi ecc. ecc. dentro noi lui continua a vivere, come se in quel giardino, rappresentato da Buzzati come la nostra anima , si venga a creare un “bagaglio” di esperienze, una grande gobba nella quale spesso inciampiamo quando ci viene alla mente.

Ciò che e' stato detto finora equivale all' aspetto esterno di ciò che realmente accade in noi quando una persona cara ci viene a mancare, ciò di cui parlo e' ben più intrinseco e profondo, analizziamo quindi le varie fasi, ossia come “metabolizziamo” l' evento della scomparsa di una persona a noi cara, ci comunicano la morte del nostro caro, in pochi secondi il nostro metabolismo cala di tono, il cervello aumenta le sinapsi del 30%, l' adrenalina aumenta e di conseguenza aumenta il ritmo del corpo, il battito cardiaco aumenta, la nostra temperatura aumenta, il corpo esige piu ossigeno, aumenta il respiro, il nostro stato si altera letteralmente, dopo pochi minuti il cervello ristabilisce la situazione iniziale, si regolarizza il battito cardiaco e di conseguenza il respiro, l adrenalina cala, sembra tutto finito, tuttavia e' solo l inizio, mentalmente si e' già riparato tutto, inizia la fase di scetticismo, in pratica non si accetta la morte, e' naturale dell' uomo, dato che e' qualcosa di troppo distante da noi, si e' scientificamente provato che il reale dolore dell' uomo per una grossa perdita dura dai 6 ai 10 minuti, tuttavia i minuti a seguire sono quelli che ci cambiano per sempre, infatti adesso entra in gioco il fattore caratteriale, ognuno di noi e' basicamente pronto ad un grosso dolore, tuttavia certi individui riescono a superarli meglio di altri, perché, i motivi sono pochi, o “ci si e' già passati” ossia, si e' già affrontato un evento simile e di conseguenza il nostro inconscio ha già immagazzinato tutti i particolari su come abbiamo affrontato la perdita precedente, si crea quindi una sorta di vaccino per il dolore, oppure, si e' predisposti, per “insegnamento” o per tradizione, al dolore, ma ora, ritornando al momento “post-perdita”, si và a casa o altrove, la nostra mente inizia a pensare alla persona cara, si inizia ad elaborare un immaginario di vita senza quella persona, in noi quindi non viene eliminato quel fantomatico bagaglio di esperienze, bensì viene assimilato maggiormente, traduco ciò utilizzando le mie conoscenze informatiche immaginiamo di aprire un file in word, esso viene allocato nella Ram, continuiamo a scrivere finché non 'Salviamo' ossia chiudiamo quel documento e spostiamo il contenuto nella memoria centrale, e' proprio questo che accade in noi, una perdita ci cambia, tale cambiamento può psicologicamente sfociare in depressione o nel contrario, ossia seguendo il detto “ciò che non ti uccide ti migliora”, per depressione, in psicologia, non si indica il luogo comune a cui siamo abituati, ossia un' individuo che assume psicofarmaci e stà chiuso in casa a soffrire, si indica bensì un calo di umore, momentaneo o duraturo, secondo la maggior parte dei trattati psicologici la depressione viene superata naturalmente, tuttavia esistono dei metodi di razionalizzazione del dolore che possono aiutare a superare più velocemente un calo di umore, solitamente chi subisce un calo di umore, in seguito supera del tutto il “dolore da perdita” in quanto, pur soffrendo maggiormente, si libera di tutto il dolore che ha, chi invece supera velocemente il dolore, e' in realtà quello che si porta più “strascichi” della situazione, in conclusione, gli effetti sono molteplici, il nostro inconscio continua ad immagazzinare dolori, ricordi eccetera eccetera, e' quindi naturale che a lungo andare si possa saturare e di conseguenza subire un “crollo emotivo” un po' come un reset, tuttavia il dolore della perdita non intacca solo l' inconscio, ma lo stato psico-fisico, mentale ed anche metabolico, e' infatti provato che il nostro metabolismo subisce un calo di tono, viene 'provato', bisognerebbe quindi cercare di mantenere uno stato psico-fisico il più rilassato possibile, per quanto difficile sia.
 
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